Per lussazione si intende la completa perdita dei rapporti tra i capi articolari di una articolazione. Quando questa è parziale si parla di sub-lussazione.
Le lussazioni di spalla sono, nella grande maggioranza dei casi, lussazioni gleno-omerali (lussazioni a carico dell’articolazione più grande della spalla, quella tra glena e testa dell’omero)
Le lussazioni gleno-omerali possono essere solitamente di 2 tipi: anteriori o posteriori, in base alla dislocazione della testa omerale. Quelle anteriori, in cui l’omero perde i normali rapporti articolari e si disloca anteriormente, sono le più frequenti in assoluto (Fig.1).
Quando le lussazioni avvengono ripetutamente, anche a distanza di molto tempo, si parla di lussazione recidivante, portando ad una condizione che viene definita instabilità cronica.
Alcuni tipi di attività sportiva (basket, tennis, baseball, pallavolo) sollecitano particolarmente l’articolazione fra scapola e omero esponendola così a una maggiore probabilità di eventi traumatici. Anche le cadute e gli incidenti stradali sono fra le cause più comuni di lussazione della spalla. Infine, alcune persone, sono geneticamente predisposte a lussazioni perché nate con strutture capsulo-legamentose e tendinee lasse.
Nella lussazione recente di spalla (poche ore) si deve ricorrere ad una riduzione d’urgenza previo accertamento di eventuali complicanze ossee (tramite RX in doppia proiezione) e nervose. Successivamente la spalla va immobilizzata con bendaggio/tutore per circa 30 giorni. In seguito sarà necessario un periodo di riabilitazione funzionale ed idrokinesiterapia.
Nel caso di persistenza dell’instabilità (lussazione recidivante) con episodi sempre più frequenti bisogna prendere in considerazione la possibilità di sottoporsi ad un intervento chirurgico di stabilizzazione articolare.
La stabilizzazione può essere eseguita in artroscopia (senza aprire l’articolazione, attraverso piccoli fori con l’utilizzo di una telecamera) se il danno è limitato alle “parti molli” cioè capsula e legamenti (capsuloplastica artroscopica) (Fig.2). [1-5]
Se il numero delle recidive è alto e/o il danno capsulo-legamentoso è associato a deficit ossei si ricorre ad una stabilizzazione a “cielo aperto”. L’intervento che solitamente viene eseguito è la capsuloplastica artrotomica secondo Latarjet (Fig.3). [1-5]
In caso di intervento chirurgico il tempo medio di degenza in ospedale è 1-2 giorni. E’ necessario immobilizzare il braccio con un tutore per 3 settimane ed seguire un percorso di riabilitazione funzionale ed idrokinesiterapia. Un lavoro sedentario può essere ripreso dopo 7-10 giorni, un’attività lavorativa pesante necessita circa 3 mesi.
Bibliografia
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